Una riflessione sul fenomeno “scarpedegomma” a marchio LIDL:
- Tutto inizia con l’improvvisa diffusione di notizie sul fatto che, all’estero, c’è qualcuno che rivende a centinaia di soldini scarpe pagate 13/15 soldini.
- Alla circolazione delle notizie su questa improvvisa ma REALE (anche se molto poco probabile) opportunità di speculazione, segue la diffusione della notizia che, di lì a qualche giorno, il suddetto articolo arriverà in distribuzione nei punti vendita italiani.
- Al day-1 ci sono persone che si fiondano nei Lidl per fare incetta dei pochi pezzi disponibili, e le conseguenti resse diventano notizia a loro volta.
- Non facciamo in tempo a veder sorgere il sole che tutti, dalle pagine comiche sui social alle redazioni di spessore, scrivono del fenomeno, facendo rimbalzare i già innumerevoli meme e, (aggiungo io come ndr) probabilmente, scrivendo del fenomeno senza rendersi conto di ESSERE il fenomeno.
Ora, da un punto di vista commerciale, comunicativo e pubblicitario, quello a cui si assiste non è nulla di nuovo, anzi…
Ma, dal punto di vista di un appassionato di… “Markethrill” ™, ciò che si può ipotizzare, leggere e riscontrare va ben oltre:
Non credo sia tanto notizia quella di alcune testate che, in tono risolutorio, scrivono di come il fenomeno sia possibilisticamente guidato da una campagna di ninja marketing; e non lo credo poiché, all’appassionato, è abbastanza chiaro che le attività di ninja marketing, guerrilla marketing, growth hack e così via… siano prevalentemente giochi di specchi ed entropia, fatti per mandare avanti delle strategie, camuffate da “fenomeni spontanei”.
Ciò che credo sia realmente notizia, invece, è il potenziale dell’applicazione di alcune “vecchie” meccaniche (psicologiche, comunicative e pubblicitarie) ai canali digitali, e poco importa adesso la volontarietà di questa applicazione.
Ragionando più in dettaglio: prendendo in prestito un forte termine borsistico, potremmo definire il mix di fatti conseguenti alla campagna promozionale come “retail scalping”…
Sempre ipoteticamente, potremmo complimentarci con Lidl per come l’azienda potrebbe, grazie ad UNA campagna a budget ridotto (sostanzialmente di brand identity ma certamente non di brand extension), aver raggiunto N obiettivi che solitamente sono target di più campagne, con dietro strategie spesso molto più costose: penso ad attività di SEM, link building e remarketing performance, solo per citarne alcune.
E l’appassionato, ora, sta pensando a due cose (ovviamente a piedi scalzi e non necessariamente nell’ordine seguente):
- Come sarebbe divertente analizzare e misurare i numeri di questo percorso ipotetico, per capire come/dove/quando possa essere replicato;
- Come evolverà ulteriormente l’etica del marketing, dopo che questi approcci diventeranno il prossimo finto pane quotidiano.
Riassumendo: la strategia è la Luna, le scarpedegomma sono il dito.