
C’è tutto.
Più precisamente: c’è tutto ciò che potrebbe esserci per chi ama e porta sempre con sè i mitici “eighties”, poco importa che li si porti nel cuore o sulla carta di identità.
“Stranger Things” – 15 luglio 2016 – è l’ultimo “piccolo” capolavoro targato Netflix: una serie tv in stile anni 80 prodotta a regola d’arte, che riproduce alla perfezione l’atmosfera peculiare di alcune produzioni (ormai trentennali) che han fatto scuola, e coinvolge gli spettatori in un’avventura fanta-thriller con le sfumature dark di un horror accessibile a tutti.
Sembra che Rob Reiner, John Carpenter, Wes Craven, King, Spielberg ed ovviamente Lucas siano stati tutti lì, a divertirsi nel backstage, con al centro Richard Donner, e sembra che tutti abbiano voluto brindare a quel periodo che tanto avrebbe da insegnare, in materia di produzioni sci-fi, alle realtà “più evolute” che sono seguite.
Difficile scegliere se lodare prima la regia o il cast, c’è dell’eccellenza da entrambi i lati della macchina da presa, a mio parere.
Alla direzione ci sono i fratelli Matt e Ross Duffer, che partono proprio con l’intenzione di realizzare un omaggio agli anni 80, ed ottengono un risultato splendido, unendo alla perfezione idee, regia e tecnologia.
Le tecniche di ripresa si legano in maniera artistica agli effetti vintage, la colonna sonora ed i synth ipnotici del “main theme” fanno da raggio traente per tutta l’opera; il tutto risulta avere un’impronta unica, decisamente distintiva nel panorama contemporaneo, forse rivoluzionaria.
Di fronte alle macchine da presa c’è poi un cast meraviglioso, con nota di lode per i volti giovanissimi, che non dovrebbero saperne molto di quel mondo che stanno inscenando, eppure risultano perfetti per un teen-movie ambientato nel 1983.
Sono Finn Wolfhard, Millie Bobbi Brown, Gaten Matarazzo e Caleb McLaughlin, e sono fantastici quanto coloro che li han selezionati.
Non sono da meno gli attori più grandi, specialmente quelli già noti (Winona Ryder, David Harbour, Matthew Modine), che non arrivano allo “spessore dei colleghi più piccoli”, ma danno comunque un bel corpo alle vicende 🙂
L’inaspettata forza maggiore di questa produzione è sicuramente racchiusa nella morsa nostalgica, in quell’effetto tanto stupefacente quanto malinconico che trascina nel piccolo schermo gli “spettatori perfetti”, quelli in grado di raccogliere le numerosissime citazioni disseminate nelle 8 puntate (per la prima stagione). Per questi.. ci sono davvero dei colpi al cuore.
Immaginate di chiedervi cosa possa accomunare: The Clash, Star Wars, Radagast, l’andare in due sulla bici, Dungeons & Dragons, Darth Vader e Yoda, baracchini e walkie talkie, The Goonies, The thing, i fortini di campagna, una fionda, i walkman e i radioloni, il Millennium Falcon, le location di J.R.R. Tolkien, Il prof. X della Marvel, l’Africa dei Toto, E.T., gli X-Men.. siete in overdose o del tutto smarriti?
Beh, poco importa, i meno vicini al background culturale nerd potranno interpretare le citazioni come consigli: se la lista precedente vi fa sentire smarriti avete tanto da recuperare e con cui sognare.
Se, al contrario, avete il battito accelerato già solo leggendo.. sappiate che Stranger Things vi farà viaggiare, e vi farà tornare in mente TUTTO: le nottate con gli amici, le prime esperienze di gioco, le esplorazioni e le avventure, lacrime, sorrisi e forse finanche il primo bacio.
Ovviamente non rivelerò nulla in questa sede, ed il giudizio l’avrete già dedotto dai complimenti sparsi, quindi, questa è una di quelle volte in cui LA domanda, quella voce ridondante che la testa di molti intona ed urla, ha una risposta facile, ed è anch’essa urlata: (Should I Stay Or Should I Go?!?) GO!
