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"La grande bellezza": una bellezza per misurare

Una grandezza. Bellezza soggettiva come sa esserlo il collettivismo romano, e bellezza sfuggente, che feroce violenta lo sguardo esperto, posato su posti incantevoli e ricchi…. forse troppo.

È Roma come andrebbe solo vista, e maestria della macchina da presa in un cartoccio di storie… e di storia.
La grande bellezza è al contempo scrittore, vissuto e scritto, è la delicatezza degli incontri tra luci ed arte, è la dannazione dell’essere sensibili e l’intenzione di rimanerlo, da soli.

Praticamente è poesia, ma servita fredda, nel locale più indegno.

C’è la vita: musica, sesso, arte, due ragazzi che si baciano per dieci giorni, un pallone… e vi farà sorridere e storcere il naso, annoiare un po’ e, per tutti quelli che hanno pezzi di cuore fuggiti a Roma… farà incazzare non poco.

C’è la vita, quindi emoziona, è un film da vedere, forse da rivedere.

Toni Servillo è fantastico: Jep ricerca, con formidabile sfortuna, la grande bellezza in ogni dettaglio… riesce a rendere quell’intuizione, senza accettazione, del fatto che la grande bellezza sia il tutto, legato, vissuto e ricordato. Vede il mare nel suo soffitto, è innamorato, aperto al sentimento oceanico che cerca di comprendere, reso sullo schermo con un richiamo a “Le grand bleu” (Besson).

La parte più ricca del film non è data da attori o personaggi… ma dalla nostalgia, esplicitamente.
La parte più profonda… è ciò che non viene scritto, e non viene scritto da Jep, e non viene scritto sulla sceneggiatura… viene lasciato sospeso, in solitudine tra superfici di alcol, droga e vacuità mondane fedelmente legate dal sesso. Chissà se anche Sorrentino avrà pensato che “scrivere è come il sesso”.
E l’illusione che suggerisce due mondi, opposti che convivono, le parole di uno con la fauna dell’altro… ma come una giraffa che scompare: è solo un trucco.

NB: quando una carrellata finale vi chiederà di restare un attimo, o poco più, di fronte a riflessi di colonnati e dettagli di ponti, sotto note di archi… allora noterete, e fatelo… vi prego, le persone che usciranno tagliando la sala e lasciando la loro ombra (solo quella) che controlla il cellulare, e pochi altri ad aspettare… non sanno cosa, poiché già alzati. Sembrano simili, a quelli seduti… è solo un trucco?

V.

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